Weekend a Cascia alla scoperta dei Musei della Valnerina

Paolo Aramini

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Un viaggio tra autentici capolavori dell’arte italiana, reperti di archeologia, opere di artigianato locale, etnografia e storia popolare. Rendi “unico” il tuo viaggio in Valnerina, scopri 3 Musei che non puoi assolutamente perderti.

Palazzo Santi, il Museo Civico della Città di Cascia

La raccolta ospitata all’interno del seicentesco Palazzo Santi vanta una serie di preziose terrecotte policrome (XI-XVI secolo) ed uno straordinario nucleo di sculture, che comprende opere lignee, in terracotta, stucco e pietra databili tra il XIII e il XV secolo, rare testimonianze del patrimonio medievale di arte sacra. Di rilievo è la Madonna di Poggioprimocaso, monumentale esempio della fiorente produzione locale di madonne lignee policrome. La raccolta si completa idealmente con la statua Tobia e l’Angelo, di scuola marchigiana, esposta in una teca nel coro della Chiesa di Sant’Antonio Abate.

A partire dal XIII secolo le chiese umbre si arricchiscono di sculture eseguite direttamente o influenzate da scultori provenienti dal nord Europa. Nei secoli a seguire la scultura umbra segue i modi di quella abruzzese, i cui connotati principali sono l’accentuato arcaicismo dell’espressione, la visione frontale dell’immagine e l’espressività dei volti. Questi elementi sono ampiamente riscontrabili nelle sculture di Cascia.

Una sezione del museo conserva opere pittoriche di Lazzaro Baldi e Domenico Corvi; un piccolo ambiente è dedicato al mecenate cardinale Fausto Poli, potente segretario di papa Urbano VIII, originario della zona. Il Palazzo ospita anche una raccolta di materiali archeologici, tra i quali spiccano quelli provenienti da Villa San Silvestro, sede di un importante tempio e villaggio, e il corredo funerario della tomba ellenistica (III-II secolo a.C.) rinvenuta nella vicina località di Maltignano.

Palazzo Santi, interno.

Cerreto di Spoleto ed il Museo dei “Ciarlatani”

Il termine Cerretano, nell’accezione di questuante e venditore d’indulgenze, significa propriamente: “di Cerreto”. A Cerreto di Spoleto, l’arte della questua fu forse appresa dai pellegrini, essendo tale località posta lungo uno degli itinerari di visita di importanti santuari cristiani. Poi, i cerretani affinarono la loro arte di questuanti a Spoleto nel XIV secolo, a servizio della locale organizzazione ospedaliera, che per quell’epoca era all’avanguardia. Il termine ciarlatano è poi divenuto anche sinonimo di “saltimbanco”, in quanto tali personaggi, per attirare l’attenzione, spesso salivano su sgabelli di legno che si portavano dietro, in modo da richiamare il pubblico e vendere le loro mercanzie.


Il Museo del Ciarlatano, antenna dell’Ecomuseo della Dorsale Appenninica Umbra, trova la sua sede nel Complesso di San Nicola, un ex insediamento monastico agostiniano, di origine romanica, recentemente restaurato.Il Museo del Ciarlatano si propone di illustrare la figura del ciarlatano e di documentare le manifestazioni del teatro popolare e degli spettacoli di strada, con rielaborazioni e riproposizioni.

Nel vocabolario della Crusca del 1612 venivano descritti come “Coloro che per le piazze spacciano unguenti, o altre medicine, cavano i denti o fanno giochi di mano che oggi più comunemente dicesi Ciarlatani,…da Cerreto, paese dell`Umbria da cui soleva in antico venir siffatta gente, la quale con varie finzioni andava facendo denaro”. L`associazione di questo termine agli abitanti di Cerreto di Spoleto è attestato in lingua italiana fin dai primi anni del Cinquecento ed ha conosciuto una tale fortuna da migrare in tutta Europa.

Dove la tradizione tesse la storia, il Museo della Canapa

l Museo della Canapa, una delle antenne dell`Ecomuseo della Dorsale appenninica Umbra, si trova a Sant`Anatolia di Narco ed ha il fine di studiare, conservare e valorizzare i saperi tradizionali e il patrimonio storico e antropologico legato alla coltivazione della canapa in Valnerina.

Il primo piano è interamente dedicato al ciclo di coltivazione, macerazione e trasformazione della canapa, tradizionalmente coltivata in tutta la Valnerina esclusivamente per uso tessile e per cordami. Il secondo piano è dedicato ai lavori preparatori alla tessitura, all’orditura, alla tessitura, alla collezione tessile.

Il laboratorio didattico con telai manuali è aperto su prenotazione a singoli, gruppi e scuole. Il servizio di visite guidate è a pagamento.

Canapa, filamento.

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